Intervista a Kara Scott

Intervista a Kara Scott

Kara Scott è una delle personalità del poker internazionale più amate dal pubblico, oltre che una giocatrice professionista. Affermata giornalista televisiva e presentatrice di programmi e canali dedicati al tavolo verde da oltre 15 anni, non molti sanno che ha anche praticato Muay Thai ad alto livello e che è una produttrice di film dedicati alle arti marziali. Insomma, Kara ha una personalità poliedrica ed eclettica ed è forse anche questo a renderla così apprezzata.
Anche dal punto di vista del gioco, Kara ha dimostrato di saperci fare sia nel poker online sia nei tornei live, con un totale di vincite che supera abbondantemente i 660mila dollari. Nel 2009 è arrivata seconda all'Irish Open ed è stata l'unica donna ad aver vinto premi in denaro al main event delle World Series of Poker sia del 2008 che del 2009.
Oggi continua ad alternare la sua attività nei media a quella sul tavolo verde. Per la gioia dei suoi fan e degli appassionati di poker in generale, recentemente è stato annunciato un podcast da lei curato, dedicato ovviamente al Texas Hold'em. Intitolato “The Heart of Poker”, è un podcast in cui intervista giocatori famosi e personalità del poker con un format innovativo.
In una intervista rilasciata al magazine online CardplayerLifestyle, Kara Scott ha parlato del suo nuovo progetto, delle motivazioni che l'hanno portata a realizzare il podcast e delle sfide che ha dovuto affrontare per portare agli ascoltatori qualcosa di veramente esclusivo.
 
D: Ci sono molti podcast di poker al giorno d'oggi, quindi è importante avere delle caratteristiche distintive. Il tuo format è differente perché utilizza una versione modificata della lista di 36 domande elaborata dallo psicologo Arthur Aron. Cosa ti ha portato a lui, alle sue domande, e cosa ti ha convinto ad iniziare un podcast?
Dunque, è stato un gruppo di psicologi, in realtà, che creò quelle domande circa 25 anni fa. E sono tornate alla ribalta recentemente, penso due o tre anni fa. Era uscito un articolo del New York Times su questo e qualcuno ha provato a riproporle per vedere se funzionano. Alcune delle persone che seguo su Twitter, una donna che seguo ha incontrato il suo attuale marito facendo queste domande. Penso che sia molto interessante e la cosa mi ha davvero affascinato.
Alla fine del 2019 stavo parlando con 888Poker su cosa potevamo fare per il 2020, qualcosa che fosse nuovo. E loro hanno detto 'noi vorremmo che tu facessi un podcast'. Abbiamo avuto solo un paio di settimane prima dell'evento di Londra. Mi hanno detto: 'vieni con un concept'. Così molto velocemente io ho pensato: 'Non voglio un podcast di strategia, penso che ce ne siano già un milione, non voglio entrare in competizione con podcast già affermati'. Io amo le storie. Sono interessata alle storie delle persone.
Quando lavoro alle World Series of Poker, il giorno prima del tavolo finale abbiamo un Media Day. Mi siedo a parlare con ognuno dei finalisti e registro un audio con una tonnellata di domande, così da avere argomenti interessanti di cui parlare durante l'evento live. Questa è la mia parte preferita del lavoro. Così ho voluto provare a portare queste sensazioni agli ascoltatori, come se le persone che ascoltano potessero idealmente innamorarsi delle storie di questi giocatori, così come ho fatto io negli ultimi 15 anni intervistandoli.


D: Hai detto che tu scegli degli ospiti e 888Poker sceglie degli ospiti. Che tipo di qualità ricerchi in un potenziale ospite che ti faccia pensare 'Voglio intervistare quella persona'?
Nelle interviste ritengo importante non avere gli stessi ospiti che sono in qualsiasi podcast. Mi piace avere persone provenienti da differenti percorsi di vita, generi differenti, etnie diverse, differenti tipi di giocatori, sai, eventualmente anche persone dei media. Non solo giocatori o poker celebrities. Vedremo, dipende da come va quest'anno, se riuscirò ad avere delle persone realmente importanti.


D: Tu non devi improvvisare le domande, perché sono già lì, ma ti è mai capitato di avere a che fare con qualcosa di difficile o qualcosa che non ti aspettavi accadesse?
Al momento abbiamo registrato quattro puntate. La mia più grande difficoltà è che ho realizzato di non avere il cosiddetto 'killer instinct' che a volte è necessario per approfondire alcuni punti dolenti.
Alcune delle domande sono molto personali, le 36 domande vanno da argomenti generali e piuttosto standard a domande molto intime. Una di quelle che ho fatto - e mi ha fatto sentire strana nel domandarla - è: 'C'è qualcosa della tua educazione che ti piacerebbe aver cambiato?'. E' davvero difficile chiedere a qualcuno di parlare pubblicamente di queste cose, quando i loro familiari potrebbero finire per ascoltare lo show.

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